Dario quella sera posteggiò la macchina
poco fuori dall’ingresso; una volta di spazi liberi c’e ne erano
pochissimi, bisognava fare il giro del quartiere due volte, ma adesso era
diverso.
La scritta del negozio lampeggiava di
fronte ai suoi occhi ed era gigantesca.
Il dinosauro di luci blu e gialle,
che illuminava tutta la strada, non dormiva mai, era una cosa del tutto
americana (quando si dice una “americanata” , tutti ne restano sorpresi ed abbagliati,
e per finire inglobati, come fosse un enorme regalo, sfavillante, perfetto,
bellissimo, invitante; ma con un piccolo problema, un volta aperto ti accorgi
che è vuoto….)
Dario dopo aver fatto scattare la
sicura centralizzata con il portachiavi, disse sottovoce:
<<Tre giorni di ritardo, porca miseria!
I signori perfetti del Blockbuster, al
solito, ti fregano sempre, tutti gentili con le supervantaggiose offerte, poi
sgarri qualche giorno e giù con le mazzate economiche, arrivano a chiederti
pure cinque euro al giorno, ladri!
A dirti sempre con quel sorriso da
ebeti:
<< scusi
la sua scheda è finita, dobbiamo rinnovarla!
La
rinnoviamo?
Altrimenti
deve pagare il film per intero >>
Percorrendo il marciapiede per
entrare dentro la pancia del dinosauro lampeggiante sempre sveglio, pensò
subito ad una risposta, in realtà una forma di giustificazione:
<< Ma loro che ne sanno dei
miei casini, tre giorni di ritardo per consegnare un film possono capitare, ti
vedi un film alle due di notte il sabato sera, dopo esserti bevuto una decina
di birre, la domenica ti svegli tardi, decidi di partire per qualche posto, poi
corri a lavoro, corri a fare la spesa, corri alla posta e infine corri da
Eleonora che ha dato diritto internazionale dopo due anni, e solo poi, che sono
circa tre giorni, consegni il film! >>
Prima che si aprisse la vetrata
automatica, si ricordò di Elisa, la ragazza con i capelli rossi e pensò:
<< Speriamo che dentro ci sia Elisa….
dai dai!
Fa che oggi sia il suo turno, se c’è
Luigi…che palle!
Sempre serio, pensa di sapere tutto
di film e invece non ne capisce una mazza, uno che ti dice che Indipendece Day
è un capolavoro è un deficiente, per giunta arrogante…
Poi voglio dire, ho capito, lavori
tutto il giorno con una giacchetta che ti fa schifo, ma mica è colpa mia…
Elisa no, lei è un’altra cosa.
Elisa è fantastica, ma c’è qualcosa
in più in lei rispetto alle altre ragazza carine, l’eleganza.
E’ l’eleganza dei gesti che la
contraddistingue, quella che io chiamo e definisco vera "alta moda."
Una volta Dario riuscì a scambiarci
due parole, e quella volta andò così:
Lei: << Cavolo bel film,
complimenti! >>
Lui: << Si non vedo l’ora di
vederlo.>>
Lei: << Buona serata allora.>>
Lui: << Grazie, come hai detto
che ti chiami? Claudia? >>
Lei: << No! >>
Lui: Qualcosa che inizia con la C , giusto?
Lei : <<Si , sei sulla strada
giusta. >>
Lui << Cristina! >>
Lei: << Io mi chiamo Elisa! Sempre
Elisa.
Quella stanca di fare finta che i film
che hai portato non hanno ritardo, qui per questa cosa ci fanno rimproveri bestiali,
devi stare più attento!
Lo sai perché ti salvi con me? >>
Lui: << No! >>
Lei : << Uno: perché sei
gentile, secondo perché non sono nuove uscite, o almeno non sono nuove uscite
importanti. Per questo ti salvi, i tuoi film non li chiede nessuno, potrebbero
stare fuori dei mesi! >>
Lui: << Questo potrebbe anche
significare che ho gusti di merda giusto? >>
Lei: <<Si … potrebbe >>
Lui:
<< Grazie, gentilissima! Vabè ciao Elisa! >>
Ma
rispetto al passato quella notte appariva diversa, appena dentro il pancione
dell’enorme dinosauro a stelle e strisce, si guardò intorno, Il dinosauro dal
nome Blockbuster stavolta dormiva davvero…
Lui:
<< Salve, buonasera…c’è nessuno? Ehi?
C’è nessuno qui???
C’è qualcuno alla cassa?
Scusate? >>
Continuò a guardarsi intorno per un
po’, ma quella sera sembrava proprio non ci fosse nessuno a servirlo alla
cassa…
Pensò che in quella situazione avrebbe
potuto fregarsi tutto ed andarsene, un pensiero che andò via quasi subito:
<< Chi cacchio deve prenderseli
i film, ormai li scaricano tutti , solo mia nonna e qualche altro rincoglionito
non sanno ancora scaricare un film.>>
Pensò a qualcosa di più grave: e se
qualcuno quella sera si era sentito male, magari era disteso dietro il bancone
è lui non lo vedeva.
Guardando la cassa iniziò a chiamare
a voce alta:
<< C’è nessuno? C’è nessuno li
dietro?
Luigi!
Scusa Luigi?
Elisa!
Elisa?
Ma che cavolo…non c’è nessuno in
questo negozio? >>
Ad ogni pausa seguiva un silenzio, che
sapeva sempre più di silenzio;
più il silenzio prendeva consistenza,
più la percezione di essere solo diventava grande.
Dario incominciò a guardarsi in giro,
guardò sulle telecamere a circuito chiuso, poi girò attorno all’ enorme
bancone, una volta davanti alla cassa si sentì come un commesso della
Blockbuster e si chiese:
<< Se fossi stato io a fare
questo lavoro? Cosa avrei detto a chi consegnava un film in ritardo? >>
Capì quasi subito che mettersi nei
panni dell’altro è la cosa più difficile al mondo…
Si immaginò Elisa accanto a lui che
rideva, poi però un'altra visione prese il sopravvento:
Avrebbe dovuto mettersi la giacca…
<< No! Non esiste proprio!
>>
Facendo scivolare la mano sull’enorme
bancone lucido disse a se stesso:
<< Io l’avrei fatto bene questo
lavoro.
Certo sorrisini fasulli e commenti
del tipo:
Signora ottima scelta TITANIC è
bellissimo!
Undici premi oscar! Leonardo Di
Caprio è una leggenda! >>
Arrivò presto ad un’altra
conclusione, lui quel lavoro non poteva farlo, non ci sarebbe mai riuscito.
A quel punto iniziò a parlare a voce
alta:
<< Scusate sono le otto e
dieci, cavolo ragazzi stasera c’è la Champions
Leage , c’è Barcellona
- Milan, daiiiiiiii!
Luigiiiiiiiiiii
Elisaaaaaaaaaaa, come si chiama
quell’altro nuovo?
C’è nessunoooooooooo? Devo consegnare
un film! >>
Allora iniziò a percorrere il
corridoio straripante di film, superando prima la sezione avventura e poi
quella di fantascienza; i suoi occhi caddero nella zona Horror capeggiata dal
poster di Scream, si ricordò di quel film, geniale quanto stupido e pensò alla frase
che recita uno dei protagonisti nonché uno degli assassini:
<< “La vita è come un film, c’è
solo una differenza, non puoi conoscere il finale” >>
Iniziò a camminare per i corridoi ed
a fargli compagnia solo il rumore dei suoi passi, ogni tanto lenti a volte più
veloci.
Poi il fiatone ed ancora silenzio.
<< C’è nessuno! Scusate?
Devo tornare un film!
Cacchio avete pure un insegna che
dice “No More Late Fees” >>
Silenzio
Il suo sguardo iniziò a farsi più
attento, cercando negli angoli del pancione gigante, che si ricordava enorme ma
mai come quella sera.
Passi …passi …. Passi….fiatone ….
e poi silenzio, sempre più silenzio!
Fino a quando si trovò di fronte alle
sagome enormi di John Belusci e di Dan Aykroyd .
Il ciccione e lo smilzo, la leggenda
ed il racconto.
A quel punto Dario si guardò intorno, prima a
destra e poi a sinistra, poi di nuovo a destra verso l’ingresso, e ormai sicuro
di essere solo, si avvicinò a Jhon Belusci e lo bacio sulle labbra di cartone
plastificato.
(continua ...)
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