domenica 8 aprile 2012

L'ultimo Affitto (Primo Tempo)



Dario quella sera posteggiò la macchina poco fuori dall’ingresso; una volta di  spazi liberi c’e ne erano pochissimi, bisognava fare il giro del quartiere due volte, ma adesso era diverso.
La scritta del negozio lampeggiava di fronte ai suoi occhi ed era gigantesca.
Il dinosauro di luci blu e gialle, che illuminava tutta la strada, non dormiva mai, era una cosa del tutto americana (quando si dice una “americanata” , tutti ne restano sorpresi ed abbagliati, e per finire inglobati, come fosse un enorme regalo, sfavillante, perfetto, bellissimo, invitante; ma con un piccolo problema, un volta aperto ti accorgi che è vuoto….)
Dario dopo aver fatto scattare la sicura centralizzata con il portachiavi, disse sottovoce:
 <<Tre giorni di ritardo, porca miseria!
I signori perfetti del Blockbuster, al solito, ti fregano sempre, tutti gentili con le supervantaggiose offerte, poi sgarri qualche giorno e giù con le mazzate economiche, arrivano a chiederti pure cinque euro al giorno, ladri!
A dirti sempre con quel sorriso da ebeti:
<< scusi la sua scheda è finita, dobbiamo rinnovarla!
La rinnoviamo?
Altrimenti deve pagare il film per intero >>
Percorrendo il marciapiede per entrare dentro la pancia del dinosauro lampeggiante sempre sveglio, pensò subito ad una risposta, in realtà una forma di giustificazione:
<< Ma loro che ne sanno dei miei casini, tre giorni di ritardo per consegnare un film possono capitare, ti vedi un film alle due di notte il sabato sera, dopo esserti bevuto una decina di birre, la domenica ti svegli tardi, decidi di partire per qualche posto, poi corri a lavoro, corri a fare la spesa, corri alla posta e infine corri da Eleonora che ha dato diritto internazionale dopo due anni, e solo poi, che sono circa tre giorni, consegni il film! >>
Prima che si aprisse la vetrata automatica, si ricordò di Elisa, la ragazza con i capelli rossi e pensò:
<< Speriamo che dentro ci sia Elisa….
dai dai!
Fa che oggi sia il suo turno, se c’è Luigi…che palle!
Sempre serio, pensa di sapere tutto di film e invece non ne capisce una mazza, uno che ti dice che Indipendece Day è un capolavoro è un deficiente, per giunta arrogante…
Poi voglio dire, ho capito, lavori tutto il giorno con una giacchetta che ti fa schifo, ma mica è colpa mia…
Elisa no, lei è un’altra cosa.
Elisa è fantastica, ma c’è qualcosa in più in lei rispetto alle altre ragazza carine, l’eleganza.
E’ l’eleganza dei gesti che la contraddistingue, quella che io chiamo e definisco vera "alta moda."
Una volta Dario riuscì a scambiarci due parole, e quella volta andò così:
Lei: << Cavolo bel film, complimenti! >>
Lui: << Si non vedo l’ora di vederlo.>>
Lei: << Buona serata allora.>>
Lui: << Grazie, come hai detto che ti chiami? Claudia? >>
Lei: << No! >>
Lui: Qualcosa che inizia con la C, giusto?
Lei : <<Si , sei sulla strada giusta. >>
Lui << Cristina! >>
Lei: << Io mi chiamo Elisa! Sempre Elisa.
Quella stanca di fare finta che i film che hai portato non hanno ritardo, qui per questa cosa ci fanno rimproveri bestiali, devi stare più attento!
Lo sai perché ti salvi con me? >>
Lui: << No! >>
Lei : << Uno: perché sei gentile, secondo perché non sono nuove uscite, o almeno non sono nuove uscite importanti. Per questo ti salvi, i tuoi film non li chiede nessuno, potrebbero stare fuori dei mesi! >>
Lui: << Questo potrebbe anche significare che ho gusti di merda giusto? >>
Lei: <<Si … potrebbe >>
Lui: << Grazie, gentilissima! Vabè ciao Elisa! >>
Ma rispetto al passato quella notte appariva diversa, appena dentro il pancione dell’enorme dinosauro a stelle e strisce, si guardò intorno, Il dinosauro dal nome Blockbuster stavolta dormiva davvero…
Lui: << Salve, buonasera…c’è nessuno? Ehi?
C’è nessuno qui???
C’è qualcuno alla cassa?
Scusate? >>
Continuò a guardarsi intorno per un po’, ma quella sera sembrava proprio non ci fosse nessuno a servirlo alla cassa…
Pensò che in quella situazione avrebbe potuto fregarsi tutto ed andarsene, un pensiero che andò via quasi subito:
<< Chi cacchio deve prenderseli i film, ormai li scaricano tutti , solo mia nonna e qualche altro rincoglionito non sanno ancora scaricare un film.>>
Pensò a qualcosa di più grave: e se qualcuno quella sera si era sentito male, magari era disteso dietro il bancone è lui non lo vedeva.
Guardando la cassa iniziò a chiamare a voce alta:
<< C’è nessuno? C’è nessuno li dietro?
Luigi!
Scusa Luigi?
Elisa!
Elisa?
Ma che cavolo…non c’è nessuno in questo negozio? >>
Ad ogni pausa seguiva un silenzio, che sapeva sempre più di silenzio;
più il silenzio prendeva consistenza, più la percezione di essere solo diventava grande.
Dario incominciò a guardarsi in giro, guardò sulle telecamere a circuito chiuso, poi girò attorno all’ enorme bancone, una volta davanti  alla cassa si sentì come un commesso della Blockbuster e si chiese:
<< Se fossi stato io a fare questo lavoro? Cosa avrei detto a chi consegnava un film in ritardo? >>
Capì quasi subito che mettersi nei panni dell’altro è la cosa più difficile al mondo…
Si immaginò Elisa accanto a lui che rideva, poi però un'altra visione prese il sopravvento:
Avrebbe dovuto mettersi la giacca…
<< No! Non esiste proprio! >>
Facendo scivolare la mano sull’enorme bancone lucido disse a se stesso:
<< Io l’avrei fatto bene questo lavoro.
Certo sorrisini fasulli e commenti del tipo:
Signora ottima scelta TITANIC è bellissimo!
Undici premi oscar! Leonardo Di Caprio è una leggenda! >>
Arrivò presto ad un’altra conclusione, lui quel lavoro non poteva farlo, non ci sarebbe mai riuscito.
A quel punto iniziò a parlare a voce alta:
<< Scusate sono le otto e dieci, cavolo ragazzi stasera c’è la Champions Leage,  c’è Barcellona - Milan, daiiiiiiii!
Luigiiiiiiiiiii
Elisaaaaaaaaaaa, come si chiama quell’altro nuovo?
C’è nessunoooooooooo? Devo consegnare un film! >>
Allora iniziò a percorrere il corridoio straripante di film, superando prima la sezione avventura e poi quella di fantascienza; i suoi occhi caddero nella zona Horror capeggiata dal poster di Scream, si ricordò di quel film, geniale quanto stupido e pensò alla frase che recita uno dei protagonisti nonché uno degli assassini:
<< “La vita è come un film, c’è solo una differenza, non puoi conoscere il finale” >>





Iniziò a camminare per i corridoi ed a fargli compagnia solo il rumore dei suoi passi, ogni tanto lenti a volte più veloci.
Poi il fiatone ed ancora silenzio.
<< C’è nessuno! Scusate?
Devo tornare un film!
Cacchio avete pure un insegna che dice “No More Late Fees” >>
Silenzio
Il suo sguardo iniziò a farsi più attento, cercando negli angoli del pancione gigante, che si ricordava enorme ma mai come quella sera.
Passi …passi …. Passi….fiatone ….
e poi silenzio, sempre più silenzio!
Fino a quando si trovò di fronte alle sagome enormi di John Belusci e di Dan Aykroyd .
Il ciccione e lo smilzo, la leggenda ed il racconto.
A quel punto Dario si guardò intorno, prima a destra e poi a sinistra, poi di nuovo a destra verso l’ingresso, e ormai sicuro di essere solo, si avvicinò a Jhon Belusci e lo bacio sulle labbra di cartone plastificato.





 (continua ...)

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